Riflessioni post-femministe: lettera a mia mamma

Mi ero ripromessa di scrivere una risposta al post di mia mamma, ma la vita e le mazzate prese dal Babbofamilias mi hanno momentaneamente distratto.
Come sapete, tutto è bene quel che finisce bene.
Questo è un post didascalico, noioso, pedante e molto molto personale. Siete avvertiti. Continua a leggere

Nascite, Peer-Pressure, Scuse Pubbliche e Altre Storie…

Oggi è nata la figlia di mia cugina. Ho pianto di contentezza e commozione.
La nascita, che quando appartenevo ancora alle persone non sconvolte da uno tsunami ormonale senza precedenti non mi provocava quasi nessun brivido, è una cosa che da quando sono rimasta incinta e ho dato alla luce l’Infanta, mi fa venire il groppo, gli occhi lucidi, la voce garrula e la parlantina sciolta, facendomi assmigliare alla versione di me che ha esagerato con il rosso.
Insomma mi emoziona a livelli imbarazzanti.
Quando ci è stata annunciata questa gravidanza, la prima cosa che mi è venuta da fare dopo le congratulazioni e gli urletti sciocchi, dal momento che come dicevo mi emoziono in modo scemo e perdo ogni freno inibitorio, è stato rivolgermi alla mia altra cugina, sorella della neomamma e in modo del tutto inopportuno chiederle “E quindi?!?! E te? E quando? E come?”.
Lei è una donna deliziosa e molto educata e invece di darmi il pugno sul grugno che mi sarei meritata, ha sorriso e ha fatto la vaga, mentre suo marito probabilmente voleva sotterrarmi. Viva.
Inconsapevolmente, mi stavo macchiando di un peccato capitale, di una di quelle cose che quando la subisco mi fa uscire il fumo dalle orecchie mentre mi si inniettano gli occhi di sangue di vergini innocenti e un sospetto odore di zolfo si spande per la stanza.
Le stavo facendo peer pressure.
Piir presciure.
Pressione tra pari.
Come quando fumi la prima sigaretta in bagno a scuola perché lo fanno tutte le tue amiche (o almeno, lo fanno quelle che pensi siano fighissime), ti senti una cacca perché tutti i tuoi amici anche più giovani si sono laureati e tu sei lì che sudi dietro a una tesi che sembra non volersi proprio fare scrivere, quando passi oltre perché lo fanno tutti e tanti altri contesti squallid-ansiogeni del genere.
Nessuno dovrebbe sentirsi obbligato a fare qualcosa, ma soprattutto i figli, solo perché ci (noi: famiglia, amici, società, cultura e bla bla bla) si aspetta che sia così, che sia il momento giusto, che sia la stagione della vita adatta, che i nostri figli almeno avranno dei compagni di giochi della loro età, eccetera eccetera.
Per tutto ciò, nel giorno della nascita della sua nipote, io chiedo pubblicamente scusa a mia cugina e a voglio dire a chiunque sia donna e “ancora senza figli?!” che va bene così, il momento arriverà oppure no, non importa. Quel che conta è essere fedeli a noi stesse fino all’ultimo e sentirsela, sia che si decida, sia che no. Siamo donne e come ci giriamo ci giriamo, da qualche parte stiamo toppando: tanto vale fare come ci pare.


 

e poi, in ordine sparso:

– L’Infanta ha scoperto le gioie del suo seggiolone Stokke e che stare al tavolino con noi è una figata pazzesca. Assaggia indiscriminatamente cucchiaini, pezzi di frutta, cenci di cucina, bicchieri di plastica e non e in generale tutto ciò che riesce ad afferrare. In mancanza di oggetti, si china senza perdersi d’animo e assaggia il legno del tavolino

– c’è una casa che mi piace e come spesso accade con le case che mi piacciono, forse verrà comprata da qualcun altro.

– sto scrivendo un progetto per ricevere un assegno di ricerca. Verrà valutato alla fine dell’anno. Mettere ciò nero su bianco mi provoca torcipanza e tachicardia, voglia di minimo minimo un chilo gelato haaghen-daz e di nascondermi al buio, sotto il piumone anche se ormai è estate e non riemergere mai più, finché non mi troveranno i Posteri, ormai mummificata.

– La Nonnafamilias è una specie di trattore incrociato con Mastro Lindo e Mary Poppins e da grande voglio essere proprio come lei.

Storie di Feed

Mentre aspetto che Paterfamiliae torni dal lavoro per pranzare insieme, sono su facebook che cazzeggio per riprendermi dall’invio di un curriculum a un’azienda, il primo dopo la nascita dell’Infanta, che dorme, e rivelo dell’esistenza del blog della Materfamiliae alla Nonnafamiliae, che sarebbe la mia Mater. È così che funziona, con mia mamma non riesco a tenere nemmeno un cece. Ci parliamo su facebook e skype e whatsapp non solo perché lei è una signora hig-tech, ma soprattutto perché abitiamo lontane e abbiamo un certo pudore delle conversazioni telefono, che tra l’altro ci frigge anche le orecchie.
Tempo due secondi, dopo aver cliccato sul link, mi dice “mettici i feed” io, rivelando la mia incompetenza da bloggher  in erba rispondo “i feed?!?” “I pulsantini per condividere” io “… ma lasciamo che la cosa abbia un andamento naturale” (insomma facciamo finta di essere ancora nel 2005, prima di facebook e di tutto il resto, quando ero giovane e sgarzulina) e lei “scrivi per essere letta, giusto?” io le rispondo con una delle faccine di facebook che rappresentano un piccione perplesso.

La Nonnafamiliae è una donna estremamente intelligente, dotata di un cervello fino e di una logica infallibile, anche se lei sostiene di essere illogica (e ci frega tutti). Stando alle premonizioni astrologiche, mia figlia le sarà molto affine. Insomma sono rovinata.

Vado a cercare di capire come si mettono i feed.